Questa sera al rientro dal lavoro avevo proprio voglia di dolci...guardo l'ora le 9:30..."bhè dai, ce la posso fare"...e così sia, stasera TORTA BICOLOR
Igredienti:
220 gr di farina Mix C per dolci
125 gr di burro ammorbidito
200 gr di zucchero
175 ml /un bicchiere di latte
4 uova
3 cucchiai di cacao amaro in polvere
1 bustina di lievito per dolci senza glutine
1 pizzico di sale finissimo
Preparazione:
Accendete il forno per preriscaldarlo a 180°.
Preparate una teglia per torte di quelle apribili, imburratela e versateci sopra dello zucchero fine (tipo zefiro) facendola roteare in maniera che lo zucchero raggiunga ogni spazio della tortiera, poi lasciatela in frigo fino alla fine della preparazione dell'impasto.
Amalgamate i 4 tuorli d'uovo con lo zucchero usando uno sbattitore elettrico, aggiungendo lo zucchero poco per volta.
A parte, lavorate il burro ammorbidito in una terrina con una forchetta in modo da renderlo ancora più morbido, come una crema, per poi aggiungerlo ai tuorli d'uovo amalgamando per un paio di minuti.
Aggiungete la farina un cucchiaio alla volta amalgamando bene ogni volta prima di aggiungere dell'altra farina; quando il composto inizia ad indurirsi, aggiungete poco alla volta anche il latte e infine il lievito.
In una terrina abbastanza grande aggiungere un pizzico di sale ai 4 albumi e montate a neve gli stessi partendo con la velocità più bassa dello sbattittore, aumentandola a mano a mano che gli albumi si montano.
Una volta montati gli albumi unirli al composto di tuorli, zucchero, farina, lievito, burro, mescolando con un cucchiaio, a mano, dal basso verso l'alto pazientemente finchè il composto non sia perfettamente amalgamato.
Ora, versate metà dell'impasto in un'altra terrina nella quale poi aggiungerete 4 cucchiai di cacao amaro setacciato e amalgamate con un cucchiaio, pazientemente, finchè il composto risulti tutto dello stesso colore.
Togliete la tortiera dal frigo e versate il composto al cacao sulla base, spalmandolo per coprire tutta la base, versare sopra l'altra parte del composto.
Cuocete nel forno preriscaldato a 180° ventilato per 35 minuti circa.
P.S.
-Se avete paura che la farina formi dei grumi potete setacciarla, io all'inizio lo facevo ora non più, basta metterne poca per volta e poi amalgamarla, poi aggiungerne ancora un cucchiaio e amalgamare e così via.
-Io uso lievito per dolci Easyglut della ditta Pedon che trovo facilmente al Bennet, 1 bustina = 16 gr
mmmmhhhhh.....BUON APPETIT!!
A presto pubblicherò anche le foto..
venerdì 22 ottobre 2010
sabato 9 ottobre 2010
cosa bolle in pentola...
La cucina...il cibo...ehhh l'altra mia grande passione/ossessione. Peccato però che odio fare la spesa al supermercato percui 9 volte su 10, mi ritrovo a fissare i resti che giacciono sui ripiani del frigorifero, pensando cosa poterne fare...forse questo allenamento mi è servito per diventare poi una discreta cuoca (di casa).
Visto che da poco ho sperimentato la cucina messicana propongo alcune delle ricette che mi sono piaciute di più...e rigorosamente SENZA GLUTINE!!Per i fortunati celiaci, come la sottoscritta.
Più avanti approfondirò anche la mia vita senza glutine...che non è affatto tragica come alcuni pensano...anzi per sfatare le dicerie e i pregiudizi contro l'intolleranza al glutine inserirò sempre e soltanto ricette SENZA GLUTINE...che ogni giorno cucino a tutta la mia famiglia, durante le feste agli amici, e in alcune occasioni anche ad alcuni clienti.
oggi bolle in pentola...
Tipo di piatto : secondo
Visto che da poco ho sperimentato la cucina messicana propongo alcune delle ricette che mi sono piaciute di più...e rigorosamente SENZA GLUTINE!!Per i fortunati celiaci, come la sottoscritta.
Più avanti approfondirò anche la mia vita senza glutine...che non è affatto tragica come alcuni pensano...anzi per sfatare le dicerie e i pregiudizi contro l'intolleranza al glutine inserirò sempre e soltanto ricette SENZA GLUTINE...che ogni giorno cucino a tutta la mia famiglia, durante le feste agli amici, e in alcune occasioni anche ad alcuni clienti.
oggi bolle in pentola...
Enchiladas
Numero di persone : 4
Preparazione : 40 min
cottura : 35 min
Costo : Economico
Origine : Messico
Difficoltà : Media
Ingredienti della ricetta:
- 8 tortillas (crèpe di mais)
- 600 g di carne macinata
- 200 g di formaggio grattugiato
- 4 pomodori
- 2 cipolle
- 1 peperone
- 2 spicchi di aglio
- 1 barattolo di concentrato di pomodoro (140 g )
- 2 c. di zucchero
- olio piccante
- prezzemolo, origano
- sale, pepe
Ricetta Enchiladas:
Preparare il sugo: soffriggere la carne macinata con l'aglio in una padella con un po' di olio.
Aggiungere il concentrato di pomodoro e un po' d'acqua. Mescolare e aggiungere lo zucchero, il sale, il pepe e un po' di olio piccante. Coprire con un coperchio e lasciar cucinare a fuoco lento per circa 5 minuti.
In un'altra padella, soffriggere la cipolla e l'altro spicchio d'aglio. Aggiungere il peperone tagliato a dadini, i pomodori, il prezzemolo, l'origano, sale e pepe. Lasciar cucinare per una decina di minuti, poi aggiungere la carne.
Aggiungere la salsa di pomodoro nella seconda padella e mescolare bene.
Inburrare un piatto da forno. Riempire ogni crepe di mais con un po' della preparazione a base di carne e arrorolarla, per poi sistemarla nel piatto, una accanto all'altra. Versare il resto della salsa sopra le crèpes di mais e cospargerle con il formaggio grattugiato. Infornare a 220° (termostato 7-8), per 10-15 minuti e servire con un contorno di guacamole.
Ci sono fatti che non possono essere ignorati...
(ANSA) - ROMA, 9 OTT - Quattro militari italiani sono stati uccisi in Afghanistan, un altro e' rimasto ferito gravemente in un'imboscata nella Valle del Gulistan. I militari stavano rientrando da una missione nella provincia di Farah. Ci sarebbe stato sia un attacco con colpi di arma da fuoco, sia l'esplosione di un ordigno. Lo si apprende da fonti del Ministero della Difesa.
lunedì 4 ottobre 2010
Scaldiamoci un pò
http://youtu.be/zQxLiKLoIZQ
Erykah Badu sicuramente si colloca ai primi posti della mia classifica musicale
che varia a seconda dell'umore, in questa serata fredda e piovosa, dopo aver sclerato un paio d'ore al pc,
non mi rimane altro che scaldarmi un pò l'anima con la sua bella musica.
Con cinque album all’attivo in quasi quindici anni di carriera, più una trasversale e ramificata genealogia di produzioni, partecipazioni e apparizioni, Erica Abi Wright, meglio nota come Erykah Badu, è una delle artiste black più rappresentative nella storia della musica d’autore contemporanea.
Una cantante in grado di sintetizzare efficacemente lo scat malinconico, ebbro e irregolare di una Billie Holiday, l’acerba, conturbante, capricciosa sensualità d’una Diana Ross o quella più sfrontata di Chaka Khan, i vocalismi ibridi (hip-hop, nu-soul, reggae) di una Aaliyah o d’una Lauryn Hill.
Un’autrice capace di amalgamare mezzo secolo di musica nera attraverso gli standard jazz-blues degli anni Quaranta, il soul impegnato di Marvin Gaye, quello romantico ed elegante di Stevie Wonder, il funk impetuoso della blackexploitation, il nu-soul di D’Angelo e il rap strumentale dei Roots, fino alle contaminazioni con la musica dub, con quella psichedelica o ambientale. Un’icona che, malgrado gli stereotipi della black fashion imperanti su Mtv, battezza un modello estetico inedito e spregiudicato, costruito sull’espressività di un look tanto eccentrico quanto ricercato e lo sfoggio di una femminilità impellente e genuina che è l’efficace controparte del proprio stile musicale. A cominciare dal design cangiante e citazionista del suo abbigliamento: enormi turbanti, tuniche regali, fiammanti ed esotiche che omaggiano le sacerdotesse africane e la maestà di Nefertiti, i buffi completini alla Eartha Kitt o le spinte mìse da foxy mama anni Settanta. Per finire con una vita pubblica e privata votata all’indipendenza coniugale e sentimentale e sottolineata da un costante elogio alla maternità (la Badu ha avuto tre figli da tre uomini diversi e senza essere mai stata sposata con nessuno dei tre).
Nata a Dallas nel 1971, cresce insieme a un fratello e a una sorella allevata dalla nonna materna. La madre è un’attrice teatrale che per mantenere la famiglia deve impegnarsi in continue tournée in giro per gli Stati Uniti e il padre l’ha conosciuto appena prima che questi decidesse di abbandonare la famiglia al suo destino. È in questo mondo dominato da donne forti e indipendenti, in questo affettuoso e creativo matriarcato che Erykah abbraccia una morale ricorrente nella sua vita e nella sua musica: che gli uomini possono essere inaffidabili, che il distacco e il cambiamento, per quanto dolorosi, sono necessari e che, alla fine della fiera, si può solo contare su se stesse.
È una bambina precoce: a quattro anni è già sul palco del Dallas Theatre Centre a cantare e a ballare insieme alla madre, alla scuola elementare si cimenta con la pittura, la danza e il canto, a 14 esplode l’hip-hop e lei se ne innamora, diventando dj e free-styler per una radio locale (in un duo d’eccezione: i beat glieli forniva il futuro astro del jazz Roy A. Hargrove). Diplomatasi in arti visive, intenzionata a seguire le orme della madre, frequenta una scuola di teatro. Ancora non lo sa, ma sarà la musica il palcoscenico della sua vita. Quando irrompe sulla scena, verso la metà degli anni Novanta, l’ r’n’b sembra ormai appannaggio di dive “candeggiate” come Whitney Houston o Mariah Carey.
E l’impatto di questa ventenne - che qualche anno prima, come tutti i grandi ribelli del passato da Elijah Muhammad a Malcom X, da Kareem Abdul-Jabbar a Muhammed Alì, ha cambiato il suo nome da nome da schiava in quello che conosciamo - sul pantheon clintoniano della correttezza politica è di quelli da non sottovalutare.
Erykah Badu sicuramente si colloca ai primi posti della mia classifica musicale
che varia a seconda dell'umore, in questa serata fredda e piovosa, dopo aver sclerato un paio d'ore al pc,
non mi rimane altro che scaldarmi un pò l'anima con la sua bella musica.
Una cantante in grado di sintetizzare efficacemente lo scat malinconico, ebbro e irregolare di una Billie Holiday, l’acerba, conturbante, capricciosa sensualità d’una Diana Ross o quella più sfrontata di Chaka Khan, i vocalismi ibridi (hip-hop, nu-soul, reggae) di una Aaliyah o d’una Lauryn Hill.
Un’autrice capace di amalgamare mezzo secolo di musica nera attraverso gli standard jazz-blues degli anni Quaranta, il soul impegnato di Marvin Gaye, quello romantico ed elegante di Stevie Wonder, il funk impetuoso della blackexploitation, il nu-soul di D’Angelo e il rap strumentale dei Roots, fino alle contaminazioni con la musica dub, con quella psichedelica o ambientale. Un’icona che, malgrado gli stereotipi della black fashion imperanti su Mtv, battezza un modello estetico inedito e spregiudicato, costruito sull’espressività di un look tanto eccentrico quanto ricercato e lo sfoggio di una femminilità impellente e genuina che è l’efficace controparte del proprio stile musicale. A cominciare dal design cangiante e citazionista del suo abbigliamento: enormi turbanti, tuniche regali, fiammanti ed esotiche che omaggiano le sacerdotesse africane e la maestà di Nefertiti, i buffi completini alla Eartha Kitt o le spinte mìse da foxy mama anni Settanta. Per finire con una vita pubblica e privata votata all’indipendenza coniugale e sentimentale e sottolineata da un costante elogio alla maternità (la Badu ha avuto tre figli da tre uomini diversi e senza essere mai stata sposata con nessuno dei tre).
Nata a Dallas nel 1971, cresce insieme a un fratello e a una sorella allevata dalla nonna materna. La madre è un’attrice teatrale che per mantenere la famiglia deve impegnarsi in continue tournée in giro per gli Stati Uniti e il padre l’ha conosciuto appena prima che questi decidesse di abbandonare la famiglia al suo destino. È in questo mondo dominato da donne forti e indipendenti, in questo affettuoso e creativo matriarcato che Erykah abbraccia una morale ricorrente nella sua vita e nella sua musica: che gli uomini possono essere inaffidabili, che il distacco e il cambiamento, per quanto dolorosi, sono necessari e che, alla fine della fiera, si può solo contare su se stesse.
È una bambina precoce: a quattro anni è già sul palco del Dallas Theatre Centre a cantare e a ballare insieme alla madre, alla scuola elementare si cimenta con la pittura, la danza e il canto, a 14 esplode l’hip-hop e lei se ne innamora, diventando dj e free-styler per una radio locale (in un duo d’eccezione: i beat glieli forniva il futuro astro del jazz Roy A. Hargrove). Diplomatasi in arti visive, intenzionata a seguire le orme della madre, frequenta una scuola di teatro. Ancora non lo sa, ma sarà la musica il palcoscenico della sua vita. Quando irrompe sulla scena, verso la metà degli anni Novanta, l’ r’n’b sembra ormai appannaggio di dive “candeggiate” come Whitney Houston o Mariah Carey.
Gli altri componenti della famiglia...
Sarebbe estremamente ingiusto non presentare anche i "cuginetti" di Tommy...
Ciao! Io sono Sophie, in questa foto sono appena arrivata a casa dei miei nuovi padroncini...Sono un pochino sporca e arruffata perchè i miei genitori non si occupavano molto di me, ma sono sicura che i miei nuovi padroncini sapranno darmi tutte le attenzioni e le coccole di cui ho bisogno...ed è ovvio che io ricambierò con una valanga di bacetti e leccate.
Sono un pò birichina, così dicono, ma i miei padroncini non riescono proprio a capire che io, i bisognini, li ho sempre fatti dove mi pareva...ora, proprio non capisco, dove li devo fare!!
Sul tappeto in salotto?...no. Sul copriletto?..ehm, mi sembra di aver capito di no!
Ah! nemmeno sul divano...ma allora io
DOVE LA FACCIO??
Vabbè, prima o poi me lo faranno capire!!!
Per intanto, qui stò proprio bene, mi sono subito adattata e ora sono pronta a fare la padrona di casa, i miei compiti sono:
- controllare dove va la mia padroncina Pier;
mangiare tutta la pappa che mi viene data;
elemosinare qualche sfizio durante l'ora del pranzo e della cena dei miei padroncini;
fare le feste a chiunque entri in casa;
tenere fuori dai piedi abbaiando come un ossesso, chi si aggira fuori dal cortile;
rincorrere gatti randagi che si aggirano nel cortile;
fare tanti pisolini sul cuscino dei miei padroncini;
rubare tutti i calzini e le ciabatte che girano abbandonate per casa;
Bèh, direi che ho il mio bel dafare!
Quindi vi saluto e continuo la mia pesante giornata di lavoro!
bauuuuuuuuuuuu (ciao)
domenica 3 ottobre 2010
Gattomania
Tanto per incominciare,
mi sembra doveroso mostrare
la parte gattofila che c'è in me...
quindi presento Tommy
il mio inseparabile micione!!!
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